Giuseppe Lupoli nasce a Cisternino, in Puglia, il 26 marzo 1979.
Sin dai primi anni di vita, dimostra uno spiccato interesse verso la fotografia: il suo primo ricordo legato ad una macchina fotografica, risale, infatti, a quando aveva solo otto anni. Si trattava di una KODAK 35, il suo primo amore. In essa Lupoli vede subito uno strumento di creazione, capace di farlo viaggiare, per mezzo delle immagini, attraverso il tempo e lo spazio.
Diplomatosi in ragioneria, si accorge immediatamente che le sue aspirazioni lo spingevano altrove.
Così, inizia ad affiancare il pittore astratto Nik Calvani, che per primo gli insegna tutti i segreti di luce ed ombre ed, in contemporanea, inizia a sperimentare la sua tecnica fotografica di manipolazione dello spazio e tempo.
La sua formazione scolastica, avviene soltanto dopo, quasi come fosse una sfida verso sé stesso: rendendosi conto di star perdendo la sua creatività a fronte di uno sterile meccanicismo fotografico, il Lupoli frequenta e si diploma in “Linguaggio Avanzato della Fotografia” presso la Scuola di Fotografia Fornarelli, che si rivela una tappa importante per la rinascita della sua arte.
Nel 2011, intraprende una carriera nell’ambito cinematografico come fotografo di scena, collaborando con prestigiosi nomi quali Luca Manfredi, Lino Banfi, Domenico Fortunato, Francesca Inaudi, Enrico Brignano, ecc.
Questa strada lo porta a specializzarsi come Location Manager e prendere parte in grossi progetti sia di carattere nazionale che internazionale come The Little Crusader, per la regia di Vaclav Kadrnka, vincitore del premio Karlovy Vary, e diversi spot e servizi fotografici per marchi prestigiosi come Versace, Armani, Dolce&Gabbana, Dior, Jaguard, Ferrari, Yamaha, ecc.
Nella sua arte fotografica, il Lupoli trova ispirazione in Ernst Haas, nella sua gestione del colore e del tempo di scatto, creando una manipolazione dello spazio e immortalando il movimento attraverso lunghe pose.
I mondi rappresentanti sono sempre dei mondi alternativi, ricchi di quell’atmosfera misteriosa tipica delle opere di Sugimoto, che l’artista esplora con gli occhi di uno spettatore che si trova dinanzi a qualcosa per la prima volta.
Un altro aspetto fondamentale dell’arte del Lupoli è rappresentato dalla profondità delle emozioni su cui essa fa leva. Rifacendosi a Michael Kenna, l’artista cerca infatti, attraverso l’uso del movimento e di punti focali, di portare lo spettatore a dover indagare più a fondo in ciò che vede: è solo così egli potrà cogliere tutti gli indizi del reale messaggio che l’opera vuole trasmettere.
Nonostante Lupoli sia un fotografo, tuttavia nelle sue opere è impossibile non percepire la vicinanza non solo all’arte fotografica, bensì anche e soprattutto a quella pittorica.
Molteplici sono, infatti, i richiami a grandi correnti artistiche ed esponenti del passato: dall’Impressionismo ai toni scuri Rinascimentali, passando per un’accuratezza nella gestione degli spazi ed un astrattismo tipico di Kandinsky, senza rinunciare anche ad una spiccata criticità nei confronti della moderna cultura consumistica, con il suo conformismo e “politically correct”, temi cari ad Umberto Galimberti ed alla sua ideologia.
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